Il termine di confine tra Piumarola, Castello di Montecassino, e la Contea di Aquino, ora ripristinato, è un importante punto di riferimento per chiunque voglia interessarsi di storia locale, sia medievale che moderna.
Si tratta di una colonna di epoca romana, di granito, dal diametro di cm. 37-40 circa ed alta circa m. 1,25, oltre la parte interrata che dovrebbe aggirarsi intorno al mezzo metro. Si trova ubicata a sud dell’Autostrada del Sole, ai confini tra i comuni di Aquino e Piedimonte San Germano. Questa colonna, dagli abitanti di Piumarola chiamata “Termine di Aquino” proprio perché qui terminava il territorio di quella contea, è stata tenuta sempre in grande considerazione dagli abitanti e dalle amministrazioni pubbliche, sia al di qua che al di là del confine.
“Quando ero ragazzo sentivo spesso dire da mio nonno che in altri tempi Piumarola arrivava alle porte di Aquino, ma io non gli credevo perché mi sembrava impossibile che un piccolo villaggio quale questa località è sempre stata, potesse avere nei secoli passati un abitato così esteso. Poi ho capito che aveva ragione in quanto egli non si riferiva alle case, bensì al territorio della fattoria che vi aveva l’Abbazia di Montecassino, dove i resti della costruzione, seppure in minima parte, sono ancora visibili. Nei nostri giorni, poi, tutta la zona dove è ubicata la colonna viene indicata come “Termine”; il comune di Aquino ha attribuito il toponimo “Termini Inf.” e “Termini Sup.” a due contrade lungo la strada che da Volla conduce alla Città di San Tommaso; località che, anche se ubicate dall’altra parte dell’autostrada, sono sempre in prossimità di questo antico confine.”
Il comune di Piedimonte San Germano, poi, in modo più esplicito, ha chiamato “Via Termini di Piumarola” la strada che da questo villaggio menava diritto alla colonna, per proseguire poi fino ad Aquino1. A Piumarola questa strada terminava il suo percorso proprio dinanzi al castello di Montecassino, dove l’abate Desiderio fece collocare due leoni, simboli dell’Abbazia. Una strada, detto per inciso, sicuramente molto antica, in quanto, proprio nei pressi di Piumarola, vi sono stati trovati reperti di epoca romana, mentre nell’immediato dopoguerra, quando si andava in cerca di schegge e pezzi di ottone per ricavarvi qualche lira, un uomo scavando ad una profondità di circa un metro e sempre nei pressi di Piumarola, vi notò una pavimentazione in basolato bianco, lo stesso che in parte si puó ancora vedere dove una volta c’era il portone d’ingresso al castello.
Il confine del castello di Piumarola risulta, come quello degli altri castelli, dal terzo registro dell’Abate Bernardo Ayglerio (1263-1282) ed è così descritto:
“Da una parte incomincia nel luogo dove è situata la chiesa di San Tommaso, nei pressi dell’Acqua di Cassino e di lì volge lungo la via Selciata, chiamata Campanina, e va fino alla via chiamata Traversa, si inoltra ed esce alla Colonnella, e di lì si dirige al luogo chiamato Le Sogne e scende fino al mulino situato presso la chiesa di San Bernardo. Dalla seconda parte incomincia dalla suddetta chiesa di San Bernardo e sale al luogo chiamato La Croce, si immerge nel luogo chiamato Le Vetere, scende al ruscello chiamato Arosceto ed esce al mulino di Santa Petronilla o delle Monache. Dalla terza parte incomincia dal mulino, si immerge lungo questo ruscello o forma del predetto mulino e si dirige fino al luogo Contra, quindi sale fino al luogo detto Le Fossata ed arriva alla località chiamata Li Tartari, quindi sale fino alla chiesa di San Tommaso che costituisce il punto di partenza”.
Non tutti i toponimi sono, oggi, facilmente rintracciabili sul territorio a causa della loro scomparsa o trasformazione avvenuta nel corso dei secoli. Però diversi sono facilmente ancora identificabili, a cominciare dall’Acqua di Cassino, così chiamata per tanti secoli ed oggi identificabile con il Rio Fontanelle, dove qualche vecchio, da poco scomparso, ricordava di aver sentito parlare anche di una chiesa di San Tommaso; siamo chiaramente nella zona della cartiere di Villa Santa Lucia. Del resto, sempre il mio antenato, pur nato quando Cassino aveva ripreso il suo nome attuale, chiamava ancora San Germano questa città, mentre chiamava Capo Casino l’incrocio della via Ponte a Cavallo con la Casilina.
Parimenti chiara è la localizzazione della Via Selciata corrispondente alla via Latina, che si snodava dalle Fontanelle all’aeroporto di Aquino, in parte ancora esistente nel comune di Piedimonte anche se un buon tratto è stato occupato dallo stabilimento della FIAT; nel comune di Villa, invece, è stata tagliata in due dalla ferrovia Roma-Napoli.
Non altrettanto facilmente identificabile è la Via Traversa, che in un primo momento sembrava essere quella che costeggia lo stabilimento Fiat e che dalla Casilina porta a Volla e poi prosegue per Ruscito, ma che più probabilmente potrebbe essere la parallela via Pantanelle, che attualmente segna il confine tra Aquino e Piedimonte. In ogni caso si tratta di una via che taglia ad angolo retto (traversa) la via Latina e la Colonnella oggi resta l’unico punto specifico di riferimento che, nel passato, delimitava i confini tra l’Abbazia di Montecassino e la Contea di Aquino, i cui rapporti sono passati attraverso alterne vicende nel corso dei secoli.
Dalla Colonnella il confine scende alle Forme di Aquino (Le Sogne), dove fino ai tempi recenti c’era il mulino di Castelluccio. Se le cose stanno effettivamente così, vediamo che lungo questo tratto il confine di allora ricalca quello attuale tra i comuni di Piedimonte ed Aquino; sarebbe a dire che nel corso di tanti secoli sono cambiate molte strutture ma diversi capisaldi sono rimasti invariati nel tempo.
Ancora facilmente identificabili gli altri toponimi del confine, come: La Croce (Termini Santa Croce); il Mulino di Santa Petronilla o delle Monache, oggi chiamato anche Molinarso nei presso del depuratore industriale, ai confini di Villa, Cassino e Pignataro; ed ancora Li Tartari lungo i confini dei primi due comuni, ma ormai siamo ritornati in vicinanza del punto di partenza (Ponte a Cavallo-Cartiera-Le Fontanelle)6. Non mi è stato possibile, invece, identificare i toponimi di Le Vetere, Contra e Le Fossata.
Qualche conferma al suddetto confine si puó trarre anche dai confini dei castelli limitrofi. Per il castello di Piedimonte, il cui confine è stato trascritto nel registro dell’Abate Bernardo solo nel 1721, si cita per ben due volte che esso costeggia il castello di Piumarola lungo la via Latina. Per il castello di San Pietro (oggi Colosseo), il cui confine come quelli di Piumarola e di Piedimonte parte sempre da Capo Casino, si cita una via silicata che lo separa dal castello di Piumarola; deve trattarsi dell’attuale via Campolargo, che nei pressi di Ponte a Cavallo oggi segna i confini tra Cassino e Villa7; sempre per i confini di San Pietro viene indicata anche l’Acqua di Piumarola, oggi Rio Pioppeto e contiguo al depuratore industriale. Infine il confine del castello di Pignataro per il quale si cita sempre il Mulino di Santa Petronilla, già visto per Piumarola e ricadente sempre nella zona del depuratore.
Il territorio di Piumarola, così delimitato, comprendeva tutta la zona che oggi fa parte dei comuni di Piedimonte e Villa, siti al di sotto della via Latina (o della ferrovia). A Nord della via Latina c’era il castello di Piedimonte, che comprendeva ugualmente i territori dei due comuni ivi esistenti. Il castello di Piedimonte, costruito dai Conti di Aquino e poi ceduto a Montecassino in cambio di beni territoriali che i Benedettini avevano altrove, era un castello fortezza vera e propria, ubicato in modo da sbarrare l’accesso alla Terra di San Benedetto e, quindi, anche in grado di proteggere i castelli di Teramo e Piumarola, che erano prevalentemente due fattorie agricole.
Le prime notizie certe del castello di Piumarola risalgono all’anno 1057, ma, molto probabilmente, fu edificato prima direttamente dai Benedettini in quanto è tradizione storica consolidata che in questa località visse Santa Scolastica, sorella di San Benedetto e perché il suo territorio rientra nei confini della donazione di Gisulfo II (744), poi confermata da Carlo Magno (2 aprile 787); altre bolle accordarono ai Benedettini privilegi su “Plumbarola” ed il suo “non poco tratto di tenimento”.
L’importanza della produzione agricola di questo castello fattoria si rileva chiaramente dalle scritture contabili del 1500, dopo la ripresa economica del monastero, le quali anche se posteriori di secoli rispetto al periodo precedente, sono sempre significative, anche perché, come risulta da un inventario redatto nel 1580, i confini sono gli stessi riportati nel registro dell’Abate Bernardo. Il notaio Vincenzo Mansillo di Sant’Apollinare, che redasse l’inventario, definì la masseria di Piumarola come una “de le principali che habbia il sacro Monasterio di Montecassino, sita et posta nella pianura alla parte destra, sotto la Montagna di dicto Monasterio, con una Torre in mezzo, et diversi membri di casa sotto et sopra, con stalle, granari, et altri bisogni”.
Dalle scritture contabili, che sono documenti inoppugnabili, emerge che la produzione di cereali era veramente consistente, tanto da superare, in qualche anno, anche i 3.000 tomoli di grano, oltre agli altri cereali, ai lupini, al vino ed all’allevamento del bestiame.
Dopo la descrizione del territorio di Piumarola, che la colonna delimitava verso Aquino, vediamo ora le vicende recenti di questa. Ubicata presso un incrocio a quattro strade, quando l’ho fotografata, verso il 1990, si trovava sul lato sinistro procedendo in direzione di Aquino e dalla parte di quest’ultimo comune, mentre, secondo quanto viene riferito dagli abitanti del posto, in precedenza era al centro dell’incrocio, nel punto dove le mappe catastali indicano il confine tra Aquino e Piedimonte.
Sembra che durante la guerra la colonna sia stata divelta e poi ricollocata al suo posto dagli abitanti della zona. Una quindicina di anni fa fu centrata dallo scavo di un canale di scolo della bonifica e scomparve. Non sapendo dove fosse finita, cominciai a parlarne con il sindaco di Aquino, donandogli anche una copia del mio volumetto su Piumarola che, oltre alla fotografia, contiene anche un disegno con l’indicazione dell’ubicazione della colonna; la risposta fu molto vaga, tanto che a distanza di diversi lustri si puó dire che cadde completamente nel vuoto. Mi rivolsi anche al direttore di un mensile che allora si pubblicava a Cassino, sperando almeno di poter pubblicare un breve articolo oppure una lettera sulla sparizione della colonna, ma la risposta fu chiaramente negativa perché, secondo lui, si poteva individuare l’ente che aveva realizzato i lavori e, quindi, conteneva un’accusa.
Non dandomi pace della cosa, ne parlai anche con l’ufficio periferico del governo competente in materia, e la mia richiesta di rintracciare il reperto cadde nel vuoto perché, per la mancanza di fondi, non era possibile nemmeno avere l’autorizzazione per un sopralluogo.
Parlandone a destra ed a manca venni a sapere da Costantino Iadecola, studioso di cose locali e conosciuto da molti nel Cassinate per le sue pubblicazioni, che la colonna si trovava nei pressi del suo sito originario, dinanzi alla casa di Vittorio Di Nardi, il quale aveva provveduto a salvaguardarla ed a conservarla in attesa di ricollocarla al suo posto. Nel frattempo avevo parlato della cosa anche con il sindaco di Villa Santa Lucia e con il commissario prefettizio dello stesso comune.
Rintracciata finalmente la colonna, mi misi alla ricerca di un ente in grado di conciliare gli interessi storici dei comuni di Aquino e Piedimonte, ai cui confini attuali la colonna è sempre stata, e di quello di Villa Santa Lucia perché in quest’ultimo comune ricade la frazione Piumarola.
Perciò l’ente più adatto sarebbe stato l’Unione delle Cinque Città.
Fatti gli opportuni sopralluoghi con l’assessore alla cultura, questi si impegnò al ripristino della colonna, dopo aver ottenuto l’approvazione degli organi competenti a deliberare la spesa relativa.
Anzi, ad un certo punto propose anche un convegno di studi per l’occasione, nonostante le mie perplessità in quanto una cosa del genere richiede tempo, preparazione ed una organizzazione di un certo livello. Poi il silenzio più assoluto ed il naufragio anche di quest’altra iniziativa. Un fallimento totale degli organi amministrativi, cosa spiegabile facilmente in quanto la storia, e la cultura in generale, non vanno d’accordo con la politica, proprio perché non apportano voti: la cultura, come diverse altre cose, non vota.
Così alla fine, come già avvenuto in altri settori proprio nel territorio di Piumarola, il privato, a proprie spese, ha sopperito a ciò che l’ente pubblico avrebbe avuto il sacrosanto dovere di fare. E così Vittorio Di Nardi, con l’aiuto di Tommaso Morelli, ha ricollocato la colonna nei pressi del confine originario, a pochi metri rispetto al sito precedente, in quanto quest’ultimo è occupato dal canale e dai paracarri. Il tanto atteso ripristino è avvenuto in sordina il 2 febbraio 2006.
Ai due benemeriti va il riconoscimento di tutti gli studiosi e degli appassionati di storia locale, altrimenti, da qui a qualche lustro, scomparse le persone anziane, nessuno avrebbe più saputo la funzione avuta da questa colonna romana in questo punto e per tanti secoli.
Se poi una o tutte le amministrazione pubbliche interessate vorranno dare alla colonna una sistemazione più degna, ben vengano. Sistemazione da farsi esclusivamente nel punto dove la colonna si trova e, nel modo più assoluto, non altrove, perché di colonne romane ce ne sono tante, mentre il confine tra Piumarola, castello di Montecassino, ed Aquino è stato nei secolo uno ed uno soltanto.